Pasqua

Nuova immagine (21) - Copia“Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, quella dell’amore e del dono di sé.” – Papa Francesco

Questi giorni in cui riviviamo il Mistero Pasquale  non ci portano fuori dalla nostra vita.

La disoccupazione in crescita esponenziale, il governo che non si fa, la salute che non sempre c’è, il futuro incerto di questo Paese alla deriva. E ancora: il fiato corto nei pensieri di tutti, la rabbia dei più, il disinteresse dei tanti, l’incapacità di tessere trame di comunione, l’afasia nel non sapere dire. .. i soldi che mancano, il lavoro che manca, la fiducia che manca, la speranza che manca. Un elenco di assenze vistose.

“Vivere la Settimana Santa è entrare sempre più nella logica di Dio, quella dell’amore e del dono di sé.”

Non siamo su un altro piano. Nella vita  cristiana nella serena accettazione  della logica del Vangelo , non ci sono fatti da una parte e annunci dall’altra. Non si vivono fatiche e sofferenze nella quotidianità dei giorni  per poi respirare piamente come anime belle la consolazione delle pagine evangeliche.

Per quanto fin qui ho capito la vita di Fede ti butta sempre di più e dentro all’ordinario dell’esistenza con tutte le questioni aperte, i conti in sospeso, le domande da fare.

Ripenso agli interrogativi incalzanti e provocanti del salmo di stamani.

Forse Dio ci respingerà per sempre,

non sarà più benevolo con noi?

È forse cessato per sempre il suo amore,

è finita la sua promessa per sempre?

Può Dio aver dimenticato la misericordia,

aver chiuso nell’ira il suo cuore? (Salmo 76, 8-10)

 

Tremendo e schiacciante il dubbio che si annida  nel nostro animo.

Dove andiamo a finire? Non eri Tu un Dio d’amore? L’abbiamo fatta tanto grossa da meritarci il tuo rigetto? E cosa ci aspetta ora? E le speranze per i giorni futuri? E i nostri figli? E questa terra che pure è opera Tua?

Ecco: la Settimana Santa, proprio questa Settimana Santa, si inscrive in questo vortice, trova senso e ridà senso all’esistenza nostra così com’è.

La sconvolgente vicenda dell’Uomo che è Dio e si lascia ammazzare come un delinquente per riscattare tutti noi, ci spalanca la speranza, ci aiuta a non soccombere, ci permette di continuare ad amare, a condividere, a camminare perché certi del suo Amore che non viene meno, mai. Perché così Egli ha vinto la morte.

Fare memoria di quei tre giorni non è solo rinverdire un racconto, ma andare al cuore della nostra Fede. Avere Fede non ci risparmia niente, ma ci concede di “starci dentro”.

Con infinita tenerezza non possiamo non ricordare che all’epilogo di quella Passione c’è una donna sola che piange presso un sepolcro vuoto. “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”.  Tutta la vicenda vissuta fin lì sembra definitivamente conclusa e l’amarezza, la disperazione, la vertigine da non senso la coglie in quel giardino.

“Gesù le disse: “Maria! ”. Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì! ”, che significa: Maestro! “(Gv 20,16).

Si è sentita chiamare per nome. Si è lasciata chiamare per nome. Si è rianimata di amore, del dono di sé, dell’andare oltre e fuori. “Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.”(id, 18)

La pienezza della nostra vita di donne e uomini acquisisce spessore dal nostro ri-andare, dall’uscire, dal porre legami, dal dire a tutti che Cristo è risorto, che Cristo è il Risorto!

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