Il saluto della Presidente (il Filo 2016/2017)

Bella Gioia a chi?

La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera

di coloro che si incontrano con Gesù. (EG 1-2)

 

Ho in mente tre immagini: un sospiro, un sorriso, un “grazie”

Prima scena: esterno sera. Una grande città europea affacciata sul Mediterraneo, una serata di festa e di luci, di fuochi d’artificio e di musiche. Un inizio di estate tiepido e dolce, in tutti il desiderio di ridere, passeggiare, riposarsi. La morte assurda arriva con un Tir lanciato come fosse tutto un giocattolo e quelli non fossero bambini ma pupazzi: il camion corre sulle persone le cose i passeggini e le transenne. La morte assurda di 85 persone.

Il fatto: negli stessi giorni una rete televisiva annuncia la scomparsa per malattia di una sua giornalista di punta: una splendida donna di  45 anni, una carriera invidiabile, un marito e tre bimbi piccoli. Insieme alla notizia il network fa girare in rete l’audio dell’addio che Letizia Leviti aveva preparato qualche giorno prima. 6 minuti di racconto piano, intercalato da un sospiro lieve, da una dolcezza perfetta. “però ringrazio Dio perché dalla vita ho avuto tanto, forse anche di più… bisogna saper riconoscere nella nostra vita ciò che è importante … E quando succede una cosa come è  successa a me, è bello sentirsi sereni, sentirsi pieni, sentirsi in pace col mondo…e ringrazio Dio per tutto quello che mi ha dato.”

Seconda scena: interno giorno. Un chiesa cattolica ampia e semideserta alle 9 di mattina di un giorno feriale di luglio in un paesino insignificante nel cuore dell’Europa cristiana e scristianizzata.  La messa del giorno è celebrata dall’anziano parroco, un omino secco ancora dedito al suo servizio  a 86 anni; in chiesa ci sono 3 suore, una coppia di anziani  che festeggia l’anniversario di matrimonio e pochissimi altri. Un popolo di Dio che non impressiona nessuno. La morte assurda si presenta con le urla sfrontate di due terroristi adolescenti, vestiti di nero che imprecando e inneggiando ad una rivoluzione nefasta  minacciano con fucili e coltelli i pochi esterrefatti fedeli. Un terrorista come indemoniato costringe padre Jaques ad inginocchiarsi sotto l’altare.

Il fatto: Padre Jaques dopo aver provato una difesa inutile e dignitosa si accascia. Una delle suore dirà che quando capisce che è finita regala al carnefice e al cielo più in alto un sorriso caldo, lo stesso che rimarrà anche dopo sul suo volto ormai separato dal resto del corpo.

Terza scena: esterno giorno. Il sole delle tre di un pomeriggio di agosto, il nastro di asfalto tra i campi di pomodori. Un’ auto scarta improvvisamente a zig-zag , finisce nel canale, s’impenna e si schianta sotto sopra in un rumore assordante. A vent’anni Federico non era ubriaco, non era drogato, usciva dal turno di lavoro stagionale scelto per pagarsi l’università. Figlio unico era brillante, sportivo e simpatico oltre che deciso a cambiare il mondo. Muore sul colpo e l’operatore del 118 non permette neanche che suo padre lo veda per un’ultima volta prima di portarlo via.

Il fatto: qualche giorno dopo ai funerali la folla attonita ha ascoltato le parole della mamma riportate dal celebrante: “Ringrazio  Dio per avermi donato per 20 anni un figlio così”

Questo il contrasto che leggo tra gli eventi della vita e della storia che sembrano schiantarci e annullarci e lo Spirito che agisce sotto traccia quasi di nascosto e che lascia segni che vanno accolti, custoditi e fatti germogliare.

Allora di quale gioia stiamo parlando? Di una felicità da giostra di paese? Di “sorrisi tra fossette e denti che eran da pubblicità?”. Di ubriacature di cose, di  turbinii di abbuffate, di rincorse a chi ne fa di più? Di assenza di preoccupazioni e di dolce far niente?

Quando papa Francesco all’inizio di questo triennio associativo che stiamo concludendo ci ha consegnato come terzo compito quello della gioia, cosa intendeva? Quindi quest’anno di cosa stiamo parlando? Cosa andiamo cercando?

 

La Presidente

Elena Camminati

settembre 2016

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