Le sane tradizioni: sul Sentiero Frassati

FrassatiIeri a Piacenza era la festa patronale di Sant’Antonino, durante la quale è stato anche assegnato l’Antonino d’Oro al nostro caro vecchio Assistente diocesano (e nazionale!) don Antonio Lanfranchi. Ma, ieri, per tutti quelli di Ac era anche la memoria di Piergiorgio Frassati.

Un bel tipo quello lì. Vent’anni di ragazzone bello e simpatico; ricco e scanzonato. Girava con il rosario in tasca e andava a trovare i poveri : tanti poveri che nessuno conosceva. Amava da matti la montagna che divorava con un’altra ansia dentro. Salire era non solo scalare; arrampicare non avvicinava solo il cielo. Aveva deciso di fare l’ingegnere minerario per dedicarsi agli operai delle miniere. Sì è beccato una polmonite virale che in cinque giorni se l’è portato via mentre la famiglia era al capezzale della nobile nonna moribonda.
I suoi si sono resi conto di chi fosse quel figlio un po’ scapestrato quando hanno visto quella marea di gente al suo funerale. Era il luglio 1925.
Anche Antonino si dice fosse giovane e certamente laico e di sicuro cristiano. Insomma dei bei tipi.
Una santità possibile o una possibilità santa?

Questo week end, come da qualche anno a questa parte,  saliremo in Valle d’Aosta a percorrere il Sentiero Frassati. La località di Resy (Val d’Ayas) – la casa dei nostri campi estivi e delle nostre vacanze – è sul percorso che la Valle d’Aosta ha dedicato a Pier Giorgio Frassati per ricordare la sua passione per la montagna e, in particolare, proprio per quei luoghi nei quali trascorse molte vacanze con la sua famiglia presso l’Albergo Fosson a Fiery.

Un anello che parte da Saint Jacques, un po’ di salita – c’è la possibilità di fare un percorso un po’ più impegnativo – sale a Fiery, arriva al Pian di Verra, costeggia la parte nord-est dell’alta Val d’Ayas per passare a Resy e poi discendere ancora a Saint Jacques custodito dall’imponenza del ghiacciaio di Verra con il Castore e il Polluce, lassù, che fanno la guardia.

Anche quest’anno l’Azione Cattolica diocesana ha organizzato per domenica 7 luglio, in occasione del giorno in cui si ricorda il beato Frassati (4 luglio) una gita in quei luoghi. Per i nuovi è l’occasione di conoscere quei magnifici luoghi e in particolare Resy; per chi c’è stato tanto tempo fa per rinfrescarsi la memoria; per gli affezionati per “respirare” aria di casa. Per tutti un’esperzienza “Verso l’alto”, come piaceva dire a Pier Giorgio.

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Una risposta

  1. elena camminati ha detto:

    “… Un prezioso progetto educativo verso un approccio globale alla montagna intesa come palestra che allena, scuola che educa, tempio che eleva”.(doc della Presidenza Nazionale di Ac)

    Chi è stato in montagna almeno una volta sa che … è tutta un’altra cosa!
    Non dico andare in montagna sulla strada a curve di un asfalto liscio; non dico neanche andarci in auto o portati da una fune. Andare in montagna intendo con le proprie gambe: la fatica di salire, il respiro che rallenta, il cuore che batte. E poi le parole che si spengono perché è meglio tenere le energie e l’aria frizzante che ti avvolge e fa dei vortici attorno che sembra di essere più lievi.
    Ecco : andare in montagna. Quando poi hai provato puoi anche dire che non fa per te, che è troppo faticoso, che non ti piace. Ma certo non puoi dire che non è una scoperta, una meraviglia.

    Quando alla piega di un sentiero ti si apre un orizzonte nuovo o con quattro passi fai due metri di dislivello e vedi là in fondo in basso , molto in basso il pianoro da cui sei partito … o quando bello così questo posto non te lo saresti mai aspettato … beh! certo che la montagna è un’altra cosa!
    Piergiorgio era un tipo da montagna. Lo vediamo spesso ritratto composto e compito nei suoi panni da bravo ragazzo ma sappiamo che certo la sua vita la passava “Verso l’alto”. E in lui salire arrampicando voleva dire cercare se stesso, ricercare altro, andare verso l’Oltre e verso Dio.

    Passare da Resy a Fiery e fare la ciambella dal Pian di Verra alla valletta Amena e poi spingersi verso il Palon; guardare le montagne intorno e sentirsi parte di quell’angolo di Alpi; così deve essere stato per lui. Mi scopro ancora oggi a pensare che quei sassi sono stati calpestati dalla sua esuberanza di ventenne e hanno contato parecchio nel costruire il perfetto mosaico della sua santità. Grazie Beato Piergiorgio.
    E grazie al Signore che compie meraviglie.

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