Ciao, Camo! Il ricordo di Domenico Cantù
Provo, dopo 3 giorni di silenzio, con il cuore ancora pesante e sulle spalle un macigno duro da portare, a raccontare quasi 40 anni di legami e relazioni con” il Camo” …
Primo contatto : primi anni 80, a Veano 3 giorni giovanissimi: arriva il fratellino – di età- o fratellone – di mole – di Elena (“collega” di equipe giovani di AC, poi vice giovani insieme a me) e di Andrea, mio compagno di scuola e avversario di tanti derby nelle giovanili di rugby.
Paolo si presenta “sono Paolo di S.Paolo” la parrocchia dove è cresciuto, all’ ombra di mons Dozza come una intera generazione di sanpaolini : il suo legame con questa radice non si è mai spento, fino al 9 febbraio scorso, con la S. Messa in occasione della assemblea della AC da lui concelebrata con il Vescovo nella “sua” chiesa . Il Paolo giovanissimo di AC era vivace, solare, inventava, progettava, proponeva, sempre disponibile …
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Secondo round: il servizio civile in Caritas; io dopo la laurea e un anno di attesa, lui subito dopo la maturità: siamo coinvolti, anzi travolti da quella grandissima ed irripetibile stagione ed esperienza di vita: obbiezione di coscienza, servizio civile accanto ai poveri ai deboli (lui alla Assofa con bambini fragili e difficili) e la vita in comunità obbiettori: “Vita Comune” secondo Boenhoffer, fatta di legami cosi’ ricchi e intensi che ancora oggi ci legano amicizie vere e profonde; alcuni di questi amici lui se li è ritrovati in parrocchia…
Spesso negli anni recenti rivangavamo quelle esperienze, per poi dirci “non facciamo come i militari che ricordano sempre la naja”; ma quante volte nelle sue riflessioni e nei suoi discorsi tornava, e io glielo sottolineavo spesso, il tema della pace e della non violenza, l’attenzione agli ultimi, la spinta all’impegno sociale e anche politico; uno stile anche nella chiesa che vuole partire dal basso, da chi fa più fatica, coinvolgendo il più possibile tutti.
Quante volte nel suo essere prete ho rivisto la fede e la testimonianza dei sacerdoti che allora ci seguivano.
Poi le nostre strade si sono divise: per me il matrimonio e poi quattro figli da crescere, per lui la vocazione al sacerdozio forse “strana e inattesa”, ma poi, ripensandoci, logica conclusione di un percorso di generosità, di servizio, di sostegno (qui solo i rugbisti capiscono) per gli altri…
Alla sua ordinazione io sono in Cattedrale con due passeggini da gestire, e mi perdo il momento più importante!!
Terza tappa: dopo anni di forzata distanza per il carico famigliare, il mio “rientro” in AC, in centro diocesano precedette di poco la sua nomina ad Assistente. E da allora ci siamo fatti almeno 15 anni di presidenze, di equipe, di riunioni, di incontri per Resy, per la cooperativa, ecc..
Anni di incontri di preghiera, di formazione, convegni, assemblee, momenti conviviali, dove c’era sempre la presenza di un Assistente che offre la Parola e la spezza per noi, che pungola, stimola, incoraggia, media, ascolta, rincuora…
Due caratteri diversi ma forse complementari, a volte opinioni diverse, ma alla fine scelte condivise, tanti pensieri comuni, la stessa idea di chiesa, la stessa opinione sulla “nostra” AC, lo stesso entusiasmo anche nella fatica e nelle preoccupazioni della età adulta.
E poi dalle tantissime esperienze vissute insieme a Resy emergono due ricordi: una folle corsa insieme all’ospedale di Aosta con un ragazzo infortunato finita a notte fonda in cucina con pane e fontina, e una missione segreta all’alba con la Jeep a raccogliere genepy…
Alla fine mi restano tre rimpianti: non aver giocato a rugby con lui, non aver fatto un “quattromila” con lui e non essermi mai confessato “da” lui.
Proprio un anno fa, in un’altra notte buia, aiutandoci ad affidare al Signore il dolore per la morte di una comune amica ancora giovane ci dicevi “se non crediamo che la vita non finisce qui, ma c’è un oltre eterno che ci supera, che senso ha la nostra fede, tutto quello che diciamo e professiamo ? ”. Questo dopo un anno ce lo dici ancora per il nuovo dolore causatoci dalla sua partenza…
Ci avviciniamo alla Pasqua, quando leggeremo “E dicevano tra di loro: «Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro?» Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata …” (Marco 16:3, 4)
Io credo che il Camo, e il fisico per farlo ce l’ha, ora sta li’ a rotolare via tante pietre per tutti noi..
Domenico